Ecco la storia del santo patrono di Fondi

Dopo l’Editto di Costantino del 313 la vita religiosa in tutto l’impero Romano ricevette un grande incremento: ovunque cominciarono a sorgere monasteri.

Anche a Fondi per opera di s. Onorato sorse un superbo monastero in contrada San Magno, di cui restano imponenti fabbriche riconducibili all’antico splendore, che, con un’opera di restauro mirabile a cura della Regione Lazio, oggi è possibile visitare.

Siamo nel 522 in pieno sbandamento della società italiana a causa delle invasioni barbariche, delle devastazioni, delle epidemie.

Sant’Onorato riuscì ad unire nel monastero ben 200 religiosi che seguirono volentieri l’insegnamento mettendosi alle sue dipendenze, dandosi la regola di vita che si può sintetizzare nel noto “ora et labora”.

Affresco del XIV sec. Nel sottarco della Cappella della Madonna di Loreto, della chiesa di San Pietro di Fondi, Sant’Onorato protettore della Città: indossa la cocolla e tiene il pastorale.

Onorato, nato intorno all’anno 470, proveniva dall’odierna Prata d’Ansidonia, l’antica Peltuinum, presso L’Aquila. Nato da un colono di un patrizio romano di nome Venanzio, si distinse fin dalla fanciullezza per la rinunzia ai beni terreni per quelli del mondo celeste. Il suo costume di vita era austero: si asteneva pervicacemente dal mangiare carne.

La morte di sant’Onorato è collocata verso il 530; il suo corpo riposò nell’abbazia fino al 1215, quando il vescovo Roberto da Priverno fece trasferire le sue spoglie nella chiesa cattedrale di San Pietro di Fondi. Poi fu trasferito a Montecassino e a Fondi rimase solo il capo conservato nel busto-reliquiario in argento.